Flavio Soriga - Metropolis. Martino Crissanti indaga

Flavio Soriga - Metropolis. Martino Crissanti indaga
Mondolibri
2013
pp. 247



"Crissanti non sapeva chi avesse ucciso Giulia, questo no, ma era adesso in quella fase in cui i pensieri vorticavano, senza riuscire a trovare una forma, senza posarsi in ordine (in un qualche ordine accettabile, utile alla risoluzione del caso), senza trovare requie vorticavano, costringendolo a cercare la concentrazione, che poi non riusciva a trovare ma era un bene cercarla, lui lo sapeva, era un bene farsi portare da quei pensieri agitati. Dopo l'incontro con Jane Hernandez e prima che lo chiamassero per quella intercettazione, aveva girato per la città sulla sua Vespa, in borghese, senza meta apparente, scarpe da tennis, jeans e giacca di pelle, un quarantenne in forma che girava su un motorino vintage; e gli era venuto in mente quel suo collega immaginario di un romanzo che aveva amato tanto, l'ispettore Rogas, onesto servitore di uno Stato non altrettanto onesto, uno Stato immaginario e così simile al loro, Rogas che veniva mandato in una città a indagare, e prendeva una camera d'albergo vista mare, e nuotava ogni mattina, e usciva in barca con i pescatori, e camminava per ore sul lungomare, e si attardava a tavola a pranzo e a cena, menando scandalo per la pigrizia o inattività. E invece la mente di Rogas lavorava, i suoi pensieri prendevano forma e si avviavano a chiarire ciò che chiaro non era. Per questo erano pagati gli investigatori, che fossero poliziotti o carabinieri o magistrati, non era il loro tempo soltanto che lo Stato comprava, ma la loro attenzione, la loro intelligenza, la loro capacità di indirizzare concentrazione e curiosità verso uno scopo e quello soltanto, e anche se lui, Crissanti, non era - non si era mai considerato - particolarmente acuto, intuitivo o rigoroso nel pensiero, il lavoro si risolveva infine in quello, nei romanzi e nei Paesi immaginari come nella realtà: usare il cervello per trovare il bandolo della matassa." 


Primo libro di Soriga per me. 
Lettura piacevole, anche se avvincente solo a tratti. 

Sullo sfondo, una Cagliari ancora calda e soleggiata, a fine estate. In primo piano, una donna nota e bella, Giulia Hernandez di San Raimondo, ritrovata morta all'interno di una delle cabine del lido Karalis. 
C'è tanto sangue, e un'impronta di scarpa solo all'entrata della cabina. 
A svolgere le indagini, Martino Crissanti, capitano quarantacinquenne che, facendo su e giù per la città in sella alla sua Vespa, cerca la pista giusta scavando tra amori, tradimenti, gelosie e vendette. 

La cosa buona di questo libro, a mio parere, è che l'indagine va avanti dall'inizio alla fine, senza mai svelare un particolare che potrebbe portare il lettore a pensare: "Ma magari allora è stato lui!". Come un giallo che si rispetti, insomma. 
C'è tutta un'analisi dettagliata dei personaggi, amici, parenti e conoscenti che dicevano di conoscere Giulia, ma che in realtà conoscevano solo uno dei mille volti di una donna ricca, appartenente ad una delle famiglie più celebri della città, e tanto bella quanto ribelle e eccentrica. 
Crissanti fa parlare a ruota libera gli indagati, tanto che quello che ne vien fuori è una serie di monologhi che vanno ad occupare praticamente tutta la seconda parte del libro e credo sia questo l'aspetto che mi è piaciuto di meno, e che fa sembrare il tutto meno noir di quello che dovrebbe essere. Molto spazio alle riflessioni interiori e poco all'indagine vera e propria. 
Ma, a parte questo, Soriga mi è piaciuto. 
Sono sicura che Crissanti avrà modo di crescere e diventare un investigatore con tutte le carte in regola.

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