Francesco Piccolo - Il desiderio di essere come TUTTI

Francesco Piccolo - Il desiderio di essere come tutti

Einaudi
2013
pp. 264
€ 18



“Quando sono diventato comunista, senza sapere fare altro che essere solidale con i più deboli e i più poveri di una partita di calcio, era questo il mondo che era stato preparato per me. Ciò che mi attirò subito, quando in modo sostanzialmente inconsapevole cominciai a sentirmi comunista – ciò che mi fece sentire diverso da mio padre e da mia madre e dai loro amici e da molti miei amici e compagni di scuola – fu questa sensazione molto sfocata nei contenuti ma molto netta nell'aria, di desiderio di cambiamento, di rinnovamento, di disponibilità verso il futuro. Era come se mi fossi staccato dal resto del mondo dove vivevo, soltanto per quest'aria che io sentivo e loro no. Se fossi stato costretto a sintetizzare la decisione di essere diventato comunista – quando ne sono diventato consapevole, negli anni successivi al gol di Sparwasser – avrei detto così: mio padre vuole che il mondo dove viviamo resti com'è, sempre uguale; io voglio cambiarlo, voglio farlo diventare migliore.
Posso dire adesso, con lucidità, che quando diventai comunista, per me Berlinguer rappresentava un uomo pratico e intelligente che dava corpo, concretezza, a questa idea astratta del progresso: qualcuno che proponeva di costruire il futuro, accoglierlo, viverlo, comprenderlo, anche criticarlo, ma starci dentro. Ad altri sembrava poco il suo senso del progresso, a me bastava. Era temperato, ma, appunto, pratico ed evidente.”


Puri si nasce o si diventa?
E chiunque può diventarlo?
E chi desidera diventarlo ma non ci riesce, come fa?

Sono queste le domande che Piccolo pone a sé stesso nel nuovo, folgorante, libro.
Lui che, ad appena dieci anni, mentre guarda la partita di pallone tra le due Germanie, seduto sul divano assieme al babbo fascista convinto, si accorge di esser diventato comunista.
Ed è da quel momento che ha inizio l'arrampicata verso la cima più alta, verso i comunisti "puri", verso quel gruppo a cui vorrebbe appartenere, verso quelle persone a cui, però, per quanto si sforzerà, non riuscirà mai ad assomigliare.
E sarà un pacchetto rosa spinto sullo stomaco, il giorno di San Valentino, il primo di tanti segnali che lo porteranno ad accettare, col tempo, la situazione.
Il desiderio di essere come TUTTI è la storia della sinistra italiana, raccontata con gli occhi di un bambino prima e con quelli di un adulto poi, alla ricerca della propria "purezza comunista" tanto difficile da raggiungere.

Tra il Guttalax nel latte, il sequestro Moro, la morte di Berlinguer, le uscite infelici di Berlusconi, la spedizione in montagna con gli sciatori di sciANdo e le spallucce di Chesaramai, l'autore ci regala momenti divertenti e spunti riflessivi, raccontando un grande spaccato d'Italia e il tortuoso percorso della sinistra, lo stesso che l'ha portato, ormai adulto, ad accettarsi per come realmente è. Ad ammettere che anche a lui è capitato di dover scendere a compromessi, e che, di tanto in tanto, non è poi così male mischiarsi a quell'Italia "superficiale" che non si fa rovinare la giornata da eventi qualsiasi come gli effetti di una purga scambiati per colera o Berlusconi che vince le elezioni.
Piccolo muove una critica alla sinistra, ma fissa bene l'ancora a quel fondale in cui crede.
 Ha deciso di non andar via come fanno molti italiani: quel 78° minuto della partita di calcio del '74 ha segnato la sua vita, in quell'istante ha scelto di diventare comunista ed ora, a prescindere da come andranno le cose, vuole restare qui a viverle, a guardarle, e a provare a raccontarle.
Da ragazzo, davanti al rifiuto di quel pacchetto rosa, ha sognato di essere Katie in "Come eravamo" di Pollack. 
E adesso, esattamente come Katie, ha deciso di restare e di non mollare mai.

Dopo "Allegro occidentale", che non mi aveva del tutto convinto, Francesco Piccolo riesce a riprendersi il suo posto nella mia personale classifica.
 Il libro, diviso in due parti (“La vita pura: io e Berlinguer” e “La vita impura: io e Berlusconi”), mi ha emozionato e, come dire, è stato liberatorio. “E' meglio rendersene conto: se come si è, e come si dovrebbe essere, non riescono a coincidere, allora la sincerità è più fruttuosa del senso di giustizia. Perché ti fa cercare le cose che non funzionano in te, in qualche modo ti fa imparare ad accettarle e a conviverci..” 
Un autoanalisi potente e sincera, capace di far capire che in realtà, anche se non siamo perfetti come vorremmo, TUTTI contribuiamo a dar vita ad un pezzetto di Storia italiana.

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